I Briganti di Librino
Rugby I Briganti ADS è un'associazione che opera nell'omonimo quartiere di Catania, una vasta periferia considerata a rischio. L'associazione ha l'obiettivo di promuovere la coesione e l'inclusione sociale attraverso lo sport e altre attività. La loro storia inizia nel 2012, quando hanno occupato e recuperato il Campo San Teodoro Liberato, uno spazio abbandonato e degradato che hanno trasformato in un punto di riferimento per la comunità.
L'associazione gestisce diverse squadre di rugby, coinvolgendo oltre 200 ragazzi e ragazze di varie fasce d'età, ed ha negli anni intrapreso svariate iniziative per la comunità, tra cui gli
Orti urbani
, nati dal desiderio di coinvolgere gli anziani del quartiere, e una
Librineria
, una biblioteca e doposcuola gestita dai ragazzi stessi.
Nel gennaio 2018, un incendio di natura dolosa ha distrutto la club house, e bruciato tutti i libri, gli uffici, il bar, i banchi, mandando in fumo 10 anni di lavoro e ricordi. Il progetto però ha dimostrato una notevole resilienza: la società civile e persino la comunità internazionale si è mobilizzata, consentendo la ricostruzione e la riapertura di una nuova struttura in tempi brevissimi. Oggi, dopo due incendi dolosi che avrebbero scoraggiato chiunque, dopo furti ed intimidazioni, l'associazione continua a essere un punto di riferimento per il quartiere, sostenuta da un'ampia rete di solidarietà (tra cui il Consorzio LeGallineFelici e la sua rete di Consum'Attori), che si è rafforzata soprattutto in momenti di difficoltà.
Catania, marzo 2021
Sono Mario ed ho avuto il piacere di conoscere molti di voi di persona: lavoro per il consorzio, e sono quello che maledite quando il nostro sito web fa i capricci. E sono un Brigante, ho iniziato a giocare nei Briganti 10 anni fa e quando ho smesso ho iniziato ad allenare le nuove generazioni di Brigantesse e Briganti.
Quella notte di un anno e un mese fa sta io e i miei compagni d'avventura guardavamo le fiamme dell'incendio quasi con indifferenza, come l'ennesimo atto vandalico. Avevamo subito già sette o otto furti, quel posto era sempre stato vulnerabile, lo sapevamo. Con i pompieri al posto della polizia, che ci dicevano di stare lontani e a noi sembrava così strano di non poterci avvicinare. Poi, come una sberla, arrivò il pensiero che quello non era un gesto motivato da quattro spicci ma dalla volontà di fare del male al progetto ed alle persone che lo portano avanti e a chi ne usufruisce.
Le settimane successive, stritolate in questa consapevolezza, sono state irreali. La sensazione di camminare da soli in un vicolo buio, sempre, per giorni. Tutta la città diventa un vicolo buio, anche al sole, anche in compagnia: per andare al panificio attraversi un vicolo buio, parcheggi la macchina in un vicolo buio. Fai una commissione all'ufficio che è all'angolo tra un vicolo buio e un altro vicolo buio. Vai al solito bar ma ti senti solo, in piazza, in un vicolo buio. Anche la strada che porta al magazzino del Conosrzio era un vicolo buio ma andavo volentieri, perché sedermi alla scrivania e aprire il pc e recuperarvi le password e sistemare i prezzi dei prodotti mi riportava ad una quotidianità di cui avevo disperatamente bisogno.
Da un lato lo scoramento. Dall'altro, incessanti, le manifestazioni di sostegno.
In questi mesi abbiamo ricevuto la solidarietà di centinaia di realtà, migliaia di persone. Da subito. Dalla mattina dopo. E poi ancora, giorno dopo giorno, sempre più straordinarie, sempre più incredibili. Abbiamo scoperto di avere dei cugini rugbysti di periferia che fanno lo stesso nostro lavoro in Brasile e in Mozambico. A distanza di un anno riceviamo ancora supporto, sostegno, inviti, attenzione. E questo è straordinario. In un'epoca in cui la solidarietà dura un click, è ancora più straordinario.
Vorrei scrivere che è stato tutto un anno così, straordinario ma non è così. É stato un anno durissimo.
Il giorno dopo l'incendio, tra le prime chiamate di sostegno ci fu quella di Roberto Li Calzi (fondatore del Consorzio), che mi chiedeva di raccontare l'accaduto, per attivare subito la rete di solidarietà dei consum'attori che -lo sappiamo- funziona davvero bene.
E la comunità ha infatti risposto con grande generosità. Da parte di chi quel posto lo ha vissuto, indirizzato a chi quel posto lo ha vissuto. Perché molti di voi, magari per poco, magari a distanza, quel posto lo hanno frequentato.
Il San Teodoro è un luogo in cui come alternativa al degrado si fanno: l'orto, i compiti, le letture, gli scacchi, i placcaggi duri ma regolari, le feste, le sfilate di moda, i pesi, i calci, la cartapesta. É un posto dove ha attecchito la bellezza. É una trincea. É un baluardo.
A distanza di un anno, dopo aver esorcizzato l'incendio con una grande festa, penso sia giusto farvi un resoconto. E, soprattutto, ringraziarvi.
Le vostre donazioni tramite il crowdfunding di SocialBusinessWorld o arrivate direttamente in libri, in oggetti, in viaggi, in ottimi formaggi, hanno contribuito a realizzare la profezia di una bimba del doposcuola. La scena è questa: da un lato c'era una struttura distrutta dalle fiamme e dall'altro una palestra abbandonata grande dieci volte tanto e piena di macerie. Una volontaria che in condizioni emotive precarie prova ad impostare il turno di doposcuola, vacilla. La bambina le si mette accanto, guarda le macerie e fa: "tranquilla, la ricostruiremo più bella di prima".
Per correttezza di cronaca, alcune fonti dicono che non fu una bambina ma un preadolescente giocatore under16 grosso, sporco di fango, con la voce roca ed i capelli alla come li portano i giovani.
É davvero più bella di prima.
La nuova club house ha uno spazio per i compiti ed uno per i laboratori, migliaia di volumi, dvd e giochi. Un banco del bar ed una cucina perfettamente attrezzati. Sedie e tavoli a misura di bimbo e di adulto. É un luogo colorato ed accogliente. Ci si fa il doposcuola e le feste, a breve il torneo Iqbal Masih che vede la partecipazione di centinaia di piccoli atleti. Ci guardiamo le partite e ospitiamo iniziative. Facciamo festa a carnevale.
Alcuni di voi sono venuti a vedere di persona, e ci farebbe piacere continuare a ricevervi. O venirvi a trovare e sfidare le vostre squadre: a un torneo non ci siamo mai tirati indietro.
Grazie,
Mario